Momenti difficili nella vita di una food stylist

Oggi è stata una giornata impegnativa.

Mi reco, da brava impiegata del visual food, presso lo studio fotografico dove stiamo scattando un lavoro e scopro che nel giro di qualche ora avrei dovuto fare appello a tutte le mie risorse psicofisiche.

Sì, perché anche le food stylist hanno dei punti deboli.

Il mio è il fegato.

Nel senso che mi fa proprio schifo.

Dopo anni di strade meravigliosamente separate e di impagabile ignorarsi a vicenda, ecco che scopro che quella sostanza che alcuni temerari si ostinano a mangiare, sarebbe dovuta venire a contatto con me con la risibile scusa di uno scatto food arbitrariamente chiamato ricetta.

Ce la posso fare. Ce la posso fare. Ce la posso fare.

E’ un pezzo di carne come un altro. Ce la posso fare.

Ah, il training autogeno!

E infatti alla fine ce l’ho fatta.

Senza grossi trucchi, peraltro, se si eccettuano dettagli invero trascurabili, quali i guanti di gomma spessa modello donna delle pulizie, il quadruplo strato di carta da forno con cui ho foderato il tagliere e l’utilizzo di strumenti rigorosamente usa e getta.

Tutto bene quindi.

La sedicente ricetta è stata immortalata ad imperitura memoria del mio atto eroico, io sono sopravvissuta parrebbe senza grandi traumi e il protagonista di questa storia (l’altro, non io) mi ha persino usato la cortesia di non olezzare come suo solito.

Certo, la molletta che avevo sul naso, deve essere stata un po’ d’aiuto.

Regalo: il fumetto “Food Porn”!

teaserCon l’eccellente disegnatore Luca Paciolus, di cui mi vanto pubblicamente di essere amica, qualche tempo fa abbiamo architettato per Mono #4 una tavola a fumetti sul cibo.

Per l’esattezza abbiamo giocato sul food porn, l’arguta etichetta nata in America per definire quel tipo di fotografia di cibi che vuole, esattamente come il porno, suscitare reazioni di tipo fisiologico.

Nel caso del food, parliamo della salivazione.

Io l’ho usato, come mio solito, per fare un po’ di ironia sulla ossessione contemporanea per il cibo.

Insomma, più o meno lo stesso spirito che anima questo blog.

Oggi, come regalo di Natale, ecco la magnifica tavola, da gustarsi in tutto il suo splendore.

Possibilmente lontano dai pasti.

Buon Natale & arrivederci all’anno prossimo!

Credits:  Comic by Luca Paciolus & Roberta Deiana

Spam: meglio sul piatto o nella inbox?

hamburger spam

Lo spam, quella quantità di robaccia che ci arriva nelle nostre email senza permesso ha una insospettabile origine gastronomica.

Si tratta di una sostanza alimentare rosea caratterizzata dal sapore di veri aromi naturali sintetici e da una affidabile forma rettangolare sempre uguale a se stessa.

Codesta preparazione, nata comprensibilmente alla vigilia della seconda guerra mondiale, nel 1937, è stata – un po’ meno comprensibilmente – continuata a venir considerata commestibile anche dopo la fine del conflitto.

Dato che la suddetta preparazione alimentare continua ad essere distribuita a pagamento nei supermercati, siamo costretti ad ipotizzare l’inquietante ipotesi che a qualcuno piaccia sul serio.

I festeggiamenti, nel 2001, della 6 miliardesima lattina (con annessa apertura del museo dello Spam), sembrerebbero peraltro avvalorare questa tesi.

Ma come si è passati esattamente dal piatto alla casella di posta elettronica?

Dobbiamo l’eccellente e quanto mai appropriata trovata ad uno sketch dei Monty Python, in cui ogni volta che veniva nominato lo spam, ubiquo protagonista di tutti i piatti di uno scalcinato ristorante, un coro di vichinghi cominciava a cantare “Spam, spam, beautiful spam…” generando un gran confusione.

Lo sketch, come riferito anche da Wikipedia, prendeva in giro la pervasiva pubblicità del prodotto.

Da lì si è passati ad utilizzare il termine per indicare anche la pubblicità email indesiderata.

Il fatto che la preparazione non sia esattamente haute cuisine, così come lo spam email non sia letteratura, quindi, non c’entra nulla.

Però, in compenso lo spam alimentare ha un fantastico sito, dove oltre a tante deliziose ricette, c’è anche uno shop dove potete acquistare alcuni graziosi oggettini tra cui il poster da cui è tratta la foto in alto.

Non fate finta di nulla.

Come riporta la dicitura, quella immagine di un hamburger di spam “fa venire l’acquolina in bocca solo a guardarla”.

Ripensandoci, quasi quasi mi tengo lo spam elettronico.

Credits: photo from  spam.com e-shop

[Test] Ghiottone o monacale?

Interessante articolo: Solo 4 italiani su 10 mangiano bene
Un’indagine suggerisce che solo il 41% segue un’alimentazione sana. Il 42%, al contrario, fa parte degli «incontinenti alimentari»

Le buone letture, si sa, stimolano la conoscenza.

E infatti, la lettura di cui sopra mi ha ispirato un simpatico test da fare a casa con gli amici.
1) Qual è la tua idea di pasto perfetto?
A – Boh. Basta che contenga carboidrati e proteine, per il resto va bene tutto.
B – Un pasto accuratamente bilanciato. Non vorrei mai assumere una percentuale di omega 3 inferiore al mio fabbisogno giornaliero.
C – Un bel buffet gigante pieno di leccornie in cui predere qui e là. E poi riprendere di là e di qua. E poi di nuovo qui…
D – Un pasto gustoso ma non pesante, per esempio un buon piatto di cereali con verdure, o del pesce freschissimo al vapore.
2) Cosa c’è nel tuo frigo?
A – Beh, ovvio! Il frigo è per l’acqua, per il cibo c’è il freezer. O le scatolette.
B – Bastoncini di carota e sedano da sgranocchiare in caso di attacchi di fame.
C – Bah, un paio di cosine. Qualche pacchettino di salumi confezionato, 5 o 6 varietà di formaggi, qualche dessert doppia crema e 2 budini al cioccolato. Non mangio granchè.
D – Frutta e verdura biologiche, yogurt naturali, del pesce fresco.
3) Leggi l’etichetta dei cibi che compri?
A – Perché? Tanto sono tutti uguali! Non mi fregano mica quelli della pubblicità!
B – Certo. Verifico sempre che ci sia la giusta quantità di fibre, vitamine e sali minerali.
C – Come no? Non vorrei mai prendere una mozzarella light al posto di una bufala campana!
D – Certo. Controllo non solo la scadenza, ma anche la qualità degli ingredienti e del prodotto in generale.
4) Qual è il tuo piatto preferito?
A – Qualsiasi. Basta che contenga carboidrati e proteine.
B – Le verdure al vapore.
C – Il gelato al tiramisù con pezzi di croccantino e biscotto, guarnito con doppia panna e salsa gianduia e scaglie di cioccolato fondente. Lo so, ha un po troppe calorie, ma è così buono!
D – Un buon riso integrale saltato con verdure biologiche, erbe fresche e condito con olio extravergine fruttato a crudo.
5) Di cosa non potresti mai fare a meno?
A – Della mia macchina.
B – Del mio contacalorie.
C – Delle lasagne a Natale.
D – Del gusto di alzarmi da tavola soddisfatto e leggero.
RISULTATI:
(NB le citazioni sono riportate dall’articolo in questione)
Maggioranza di A
indifferenti: Siete “privi di ogni sensibilità al tema dell’alimentazione”. Il cibo è per voi una faccenda da sbrigare piuttosto che un piacere. Siete di solito quelli per cui è più facile cucinare, perchè per voi una suola di scarpe in salsa tonnata è assolutamente identica all’aragosta alla catalana. Ovviamente vi si propina spesso la prima, e il bello è che non ve ne accorgete mai. Siete in compagnia di circa il 15% della popolazione italiana, 6,7 milioni su 45,7. Auguri.
Maggioranza di B
monacali: Siete “duri con [voi] stessi e perfettamente in grado di contener[vi] – a tavola e non – ma anche favoriti dal [vostro] scarso amore per il cibo”. Le statistiche vi dipingo cupi e anche un po’ tristi. Ma sicuramente non hanno mai assaggiato i vostri fagioli azuki alle alghe, quei miscredenti. Vi fanno compagnia il 13% della popolazione, ovvero 5,7 milioni.
Maggioranza di C
incontinenti alimentari: Sapete quello che dovreste “mangiare o non mangiare ma [siete] incapaci di controllar[vi]”. Quelli che è meglio «vivere un po’ meno essendo felice, piuttosto che vivere più a lungo essendo triste e depresso», per intenderci. Quelli che si vive una volta sola. Quelli del perché privarsi dei piaceri della vita. Ma anche quelli del non mangio granché e continuo ad ingrassare. Siete nel gruppo, è davvero il caso di dirlo, più nutrito, circa il 42% della popolazione, cioé 19,1 milioni.
Maggioranza di D
equilibrati: Siete “capaci di godere di un’alimentazione equilibrata e sana senza rinunciare ai piccoli piaceri della vita, ma senza eccessi”. Le statistiche si fanno gli affari vostri e ci spifferano che avete un buon reddito, ottime scolarità e cultura, più di 35 anni, e vivete prevalentemente al Nord. Non a caso siete, o dichiarate di essere, più felici degli altri gruppi. Siete incredibilmente il 31% (ben 14,2 milioni!) ed evidentemente siete anche piuttosto silenziosi, poichè l’autrice del post pensava foste 15-20, e pensava di conoscervi tutti.
NB. L’autrice è felice di sbagliarsi, sperando che il sondaggio non si sia svolto nel quartiere dei 15-20 di cui sopra.

Pane e sushi

 INTERNO GIORNO, sala di un ristorante –

Seduti ad un tavolo, da un lato una coppia sui sessant’anni, dall’altro una giovane donna sulla trentina.

Il provvidenziale ristorante, curioso esemplare di fusion estrema, dispone di un menù siciliano, uno coreano e uno giapponese (sic), ed è pertanto in grado di soddisfare sia le esigenze conservatrici della coppia che la tossicodipendenza da sushi della giovane donna, che infatti non esita ad ordinarne una discreta quantità, con visibile soddisfazione.
Non appena il cameriere lo porta in tavola, la coppia attempata si trova faccia a faccia con una portata di sushi per la prima volta nella vita.

uomo: (sinceramente stupito) Ma si mangia?
giovane donna: E’ sushi, papà.
uomo:
giovane donna: Vuoi assaggiare?
uomo: Ma quella roba bianca cos’é? Mollica di pane?
giovane donna: No, papà, è riso.
uomo: Ah. Sembra mollica di pane.
giovane donna: Assaggia, è buono!
uomo: (nicchia) Mmph… non so se sono pronto…
govane donna: Non sai cosa ti perdi! E’ buonissimo! (intinge un pezzo di sushi nella salsa di soia e lo mangia)
uomo: (stupito) Ma lo mangi così? Senza pane?
giovane donna: (sorride) Papà, si mangia così il sushi!
uomo: (alla moglie) Hai visto questi piatti moderni? No no, non fa per me!
donna: (conciliante) Si, dai, però è bello da guardare.