Spam: meglio sul piatto o nella inbox?

hamburger spam

Lo spam, quella quantità di robaccia che ci arriva nelle nostre email senza permesso ha una insospettabile origine gastronomica.

Si tratta di una sostanza alimentare rosea caratterizzata dal sapore di veri aromi naturali sintetici e da una affidabile forma rettangolare sempre uguale a se stessa.

Codesta preparazione, nata comprensibilmente alla vigilia della seconda guerra mondiale, nel 1937, è stata – un po’ meno comprensibilmente – continuata a venir considerata commestibile anche dopo la fine del conflitto.

Dato che la suddetta preparazione alimentare continua ad essere distribuita a pagamento nei supermercati, siamo costretti ad ipotizzare l’inquietante ipotesi che a qualcuno piaccia sul serio.

I festeggiamenti, nel 2001, della 6 miliardesima lattina (con annessa apertura del museo dello Spam), sembrerebbero peraltro avvalorare questa tesi.

Ma come si è passati esattamente dal piatto alla casella di posta elettronica?

Dobbiamo l’eccellente e quanto mai appropriata trovata ad uno sketch dei Monty Python, in cui ogni volta che veniva nominato lo spam, ubiquo protagonista di tutti i piatti di uno scalcinato ristorante, un coro di vichinghi cominciava a cantare “Spam, spam, beautiful spam…” generando un gran confusione.

Lo sketch, come riferito anche da Wikipedia, prendeva in giro la pervasiva pubblicità del prodotto.

Da lì si è passati ad utilizzare il termine per indicare anche la pubblicità email indesiderata.

Il fatto che la preparazione non sia esattamente haute cuisine, così come lo spam email non sia letteratura, quindi, non c’entra nulla.

Però, in compenso lo spam alimentare ha un fantastico sito, dove oltre a tante deliziose ricette, c’è anche uno shop dove potete acquistare alcuni graziosi oggettini tra cui il poster da cui è tratta la foto in alto.

Non fate finta di nulla.

Come riporta la dicitura, quella immagine di un hamburger di spam “fa venire l’acquolina in bocca solo a guardarla”.

Ripensandoci, quasi quasi mi tengo lo spam elettronico.

Credits: photo from  spam.com e-shop

4 risposte a “Spam: meglio sul piatto o nella inbox?”

  1. Sally

    io quella roba lì l’ho vista quando ero in UK ma non mi sono mica azzardata a mangiarla!
    Sembra cibo per cani!

  2. Ciao Sally,

    Strano! Quella robina così appetitosa?
    Non capisco proprio come abbia fatto a resistere a tanta bontà! 🙂

  3. Eugenio Marica

    Mi permettano di dissentir! Giunto in Wales in visita presso la mia amata, immerso nella magica atmosfera di Morrisons, la vidi. Inscatolata. E io che credevo che avesse cambiato nome e indirizzo causa la cattiva pubblicità derivata dalle mail… L’ho, ovviamente, voluta possedere, da vichingo. La mia girl diceva che odorasse come il cibo della mia gatta. In preda a febbrile eccitazione, ignoro la donna e punto ad altri piaceri della carne. L’ho tagliata in fette sottili (la Spam, non la donna), immersa in puro pane Morrisons fresco di gironata (fresco?), l’ho assaporata.
    Chimicamente favolosa.
    Ma si sa: come per quelle sette ultraortodosse che dicevano fosse necessario arrivare ad abissi del peccato per poter essere davvero santi, amo farmi del male in campo alimentare.

  4. Roberta Deiana

    Ehehe, allora il tuo stomaco è davvero prossimo alla santità!! 🙂

    Ma dimmi: già che ti trovavi in UK e eri in vena di farti tanto male, hai per caso provato anche l’hamburger gigante di cui parlo in uno dei prox post? 😉

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