Tutto quanto il mio zenzero. Storia di una tisana rock’n’roll.

robertplantI recenti eventi di food (Taste of Milano e Milano Food Week) mi hanno fatto tornare in mente un ameno episodio di diversi anni fa, quando ancora non esistevano né gli chefstar, né i masterchef.

Peraltro non c’erano neppure gli smartphone: era proprio un periodo barbarico.

Quell’anno, il buon Dio, particolarmente soddisfatto del mio comportamento irreprensibile, pensò di mandarmi un simpatico segno di approvazione.

Mi trovavo nel backstage del Teatro Nazionale in qualità di assistente di un’amica chef incaricata del catering per i musicisti. Avevo un giorno libero e nessuna idea di cosa mi aspettasse, ma ero fan della sua ottima cucina mozambichiana e tanto mi bastava.

L’occasione, avevo poi scoperto in loco, era un concerto in omaggio al musicista del Mali Ali Farka Toure, da poco scomparso.

Ragazzi, va detto che quella sera ero proprio uno splendore.

Al classico outfit simpaticamente scaciato – jeans e maglietta da sbarco – avevo aggiunto un prezioso accessorio da donna à la page: una bella bacinella carica di piatti che trasportavo con grazia e garbo per i corridoi del backstage. Per completare la mise, avevo pensato bene di rovesciarmi anche un po’ d’acqua addosso, sai mai, meglio non apparire troppo elegante.

Noi ragazze attente al look sappiamo bene che i capi importanti vanno smitizzati.

Orbene, mi apprestavo, così agghindata, a far ritorno alla zona buffet, quando mi sento chiedere in inglese se avessi dello zenzero.

Mi volto e, nel pieno del suo maturo splendore, c’era lui, 30 anni dopo rispetto alla pregevole illustrazione in apertura, ma in splendida forma.

Perdinci, se non avessi avuto le mani occupate con la bacinella, avrei perso qualche diottria a furia di stropicciarmi gli occhi. Nientepopodimenoché mr. Robert Plant, in carne, ossa e faringite che mi chiedeva aiuto.

Uno dei miei miti di sempre, per inciso.

Che fare? Cercando di prendere quel minimo di aria professionale che la tenuta di cui sopra mi concedeva, ho elargito zenzero e preziosi consigli sul coltello più adatto.

In cambio mi sono appropriata della ricetta del tè di zenzero, oramai un classico dei raffreddamenti maison: mettete a bollire quei 4 cm di zenzero per 10 minuti in 2 tazze di acqua, bevetelo, e poi ditemi se non vi sentite rock’n’roll sino alla settima generazione ascendente e discendente.

La triste storia è che poi ho dovuto smettere con il catering. Insomma, dopo Robert, a cos’altro avrei potuto aspirare?

Però ho smesso felice.

Gonna give you my ginger, gonna give you every inch of my ginger…

Credits: foto presa a prestito da prlog.org

2 risposte a “Tutto quanto il mio zenzero. Storia di una tisana rock’n’roll.”

  1. Ahahahahaha sei grande 😀 Non venivo qui da un po’ e devo dire che mi è mancato leggerti 🙂 Cacchiarola, stiamo parlando di Robert Plant! Ti invidio, sappilo! 😀 Tisana allo zenzero, buono a sapersi… Baci e buon weekend!

  2. Roberta

    Ciao Valentina, grazie! Beh, soprattutto fortunata, direi 😉
    Comunque la tisana è ottima e funziona. A me fa sempre venire il buonumore, non so perché… 😀

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