Il fascino discreto della gastronomia (e di Identità Golose 2012)

Vi avevo già avvisato l’anno scorso.

Sono fuori moda.

Oltre alle mio idiosincrasie alimentari, ho anche l’abitudine demodè di stare a sentire le idee altrui senza doverci per forza trovare la pecca.

E pure un disdicevole vizio: se parla qualcuno che dice cose interessanti, non riesco a trattenermi dall’ascoltare.

Ovunque, persino in pubblico.

Vogliatemi bene lo stesso.

Con la mia proverbiale mancanza di fantasia, ho fatto così anche a Identità Golose di quest’anno.

Voi non ci crederete, ma ho vissuto momenti di gran gusto. E non mi riferisco a quelli degli assaggi.

Penso invece all’intervento di Bottura, che mi dà lo stesso piacere di una visita ad un museo d’arte contemporanea, sezione arte concettuale.

E seppure non mi metterei in casa i suoi quadri, rivederli è ogni volta cibo per la mente.

Penso a Enrico Crippa, e al suo giardino invernale riprodotto in cucina, ma anche a tutta Identità Naturali, condotta da una smagliante Lisa Casali.

Penso a Peeeter Pihel, in rappresentanza della nuova cucina nordica, di cui ero curiosa di saperne di più, anche se non è esattamente il mio genere.

Penso a Scabin, al suo trascinante invito alla riscossa della cucina italiana e alla sua apologia della pasta come eccellente fast food.

Se la seconda non mi ha convinta, soprattutto la sua realizzazione, questo non mi ha impedito di apprezzare il concept della zuppa fai-da-te con tanto di verdure liofilizzate che ha passato in sala.

Penso ancora a Luca Lacalamita e alle sue intelligenti rivisitazioni-destrutturazioni di dolci. E a quanto ho sofferto per l’impiatto che non rendeva loro giustizia.

Penso a Marianna Vitale, grande comunicatrice, sorridente e luminosa, e ai suoi sorprendenti dessert a base di latte di capra.

Penso a Franco Aliberti, allo spirito ludico con cui ha costretto la platea di gourmet a soffiare bolle di sapone (di saponaria, anzi) profumate al cardamomo.

La sua zuppa inglese da shakerare e i biscotti al caffè e krapfen alla marmellata serviti dentro una casettina di bambole sono esattamente la fusione di tecnica e humour che auspico da sempre.

Ma si sa.

Sono una ragazza semplice, ci vuol poco per impressionarmi.

Credits: pubblicità vintage. Quando wordpress riprende a collaborare, pubblicherò qualche foto dal congresso.

Una risposta a “Il fascino discreto della gastronomia (e di Identità Golose 2012)”

  1. vero, anche a me Scabin non ha assolutamente convinto con l’idea della pasta fast…

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